29
Set
2017

Rassegna Stampa – La giornata di uno scrittore su Caponata Meccanica

Capo­na­ta Mec­ca­ni­ca mi ha chie­sto di descri­ve­re la mia gior­na­ta da scrit­to­re. Ho rispo­sto in manie­ra lie­ve­men­te eccen­tri­ca (per una rispo­sta noio­sa e bana­le, leg­gi que­sto). Ecco l'incipit.


Così, hai scel­to di con­tem­pla­re e vene­ra­re in via ritua­le un’entità inor­ga­ni­ca: vasta, indif­fe­ren­te, incon­ce­pi­bi­le, si agi­ta in un pia­no altro rispet­to alla real­tà mate­ria­le fin da quan­do la civil­tà dei sapiens era nel­la cul­la. Ha avu­to mol­ti nomi in diver­se epo­che (di cui il più recen­te è “Let­te­ra­tu­ra”), ma noi ci rife­ri­rem­mo ad essa con un tito­lo che meglio ne descri­ve le pro­prie­tà: la Gran­de Bestia. Ana­liz­ze­re­mo la pra­ti­ca ritua­le sia nel suo aspet­to con­tin­gen­te e quo­ti­dia­no che nel­le muta­zio­ni epi­ge­ne­ti­che da essa pro­dot­te nel lun­go ter­mi­ne. La decen­na­le ricer­ca dell’oscura gno­si – pro­mes­sa dal­la Gran­de Bestia ad ani­mi fra­gi­li, inno­cen­ti e sogna­to­ri – occu­pa le vite di legio­ni, spes­so avvi­lup­pa­te in ragna­te­le com­po­ste di lin­guag­gio in gio­va­ne età. Una vol­ta den­tro, non c’è stra­da ver­so casa. Que­sta è l’acqua e que­sto è il poz­zo; beve­te appie­no e discen­de­te, per­ché la Bestia è il bian­co degli occhi e il buio all’interno.


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