21
Set
2011

Stilisti radicali: arriva il cosplay

Que­sto arti­co­lo è sta­to pub­bli­ca­to su Sar­de­gna 24 del 20/09/11

I per­so­nag­gi del­la nar­ra­ti­va pop con­tem­po­ra­nea defi­ni­sco­no il nostro modo d’intendere il mon­do e la vita non meno di quan­to avve­ni­va nel lon­ta­no passato.
Eroi di film, fumet­ti e let­te­ra­tu­ra for­ma­no un pan­theon mito­lo­gi­co moder­no che riflet­te lo spi­ri­to dei tem­pi, pur man­te­nen­do immu­ta­ti nei mil­len­ni alcu­ni car­di­ni cul­tu­ra­li tra­di­zio­na­li: è sem­pli­ce tro­va­re il trait d’union sim­bo­li­co tra Mer­li­no ed Albus Silen­te dal­la saga di Har­ry Pot­ter, così come la sostan­zia­le iden­ti­tà tra la figu­ra di Achil­le e quel­la di Super­man o, addi­rit­tu­ra, i for­tis­si­mi ele­men­ti cri­sto­lo­gi­ci che defi­ni­sco­no il per­so­nag­gio di Ken­shi­ro nel­la serie Hoku­to No Ken: entram­bi sono mor­ti in cro­ce e risor­ti, tan­to per cita­re un det­ta­glio significativo.
Alcu­ni di noi sono più o meno suscet­ti­bi­li ad iden­ti­fi­car­si, incon­scia­men­te, in que­sti moder­ni eroi dell’immaginario, men­tre altri deci­do­no di cele­brar­li atti­va­men­te. Ed il mon­do del cosplay (cra­si di “costu­me” e “play”), fin dai pri­mi anni ’90, rap­pre­sen­ta la mani­fe­sta­zio­ne più let­te­ra­le di que­sto feno­me­no. I cosplayer sono colo­ro che, nell’ambito di even­ti ad hoc, deci­do­no di far mate­ria­liz­za­re i pro­pri eroi pop indos­san­do costu­mi che ne rap­pre­sen­ta­no le fat­tez­ze. Sia in manie­ra indi­vi­dua­le che di grup­po, gio­va­ni e gio­va­nis­si­mi crea­no meti­co­lo­sa­men­te il pro­prio abi­to, gli acces­so­ri, le par­ruc­che e tut­to quan­to ser­va loro per incar­na­re il per­so­nag­gio prescelto.
In segui­to, pre­pa­ra­no una “sce­net­ta” attra­ver­so la qua­le pos­so­no dar­gli vita nel mon­do reale.
Di nor­ma, le miglio­ri esi­bi­zio­ni all’interno di que­sti con­te­st sono pre­mia­te con i bigliet­ti aerei e gli accre­di­ti neces­sa­ri per par­te­ci­pa­re a mani­fe­sta­zio­ni ana­lo­ghe, in ambi­to nazio­na­le o internazionale.
Negli ulti­mi die­ci anni, il cosplay è dive­nu­to un feno­me­no rile­van­te anche in Sar­de­gna. Ogni anno, mol­te asso­cia­zio­ni (Mon­di Sospe­si, ed il suo Beach Cosplay Par­ty, è tra le più impor­tan­ti) orga­niz­za­no dei festi­val o even­ti in cui i cosplayer pos­so­no espri­me­re la loro creatività.
Abbia­mo deci­so di ana­liz­za­re il feno­me­no attra­ver­so le “con­fes­sio­ni” di due gio­va­ni cosplayer, Valen­ti­na Pod­da e Mar­ti­na Seru­si. La pri­ma è una vete­ra­na del set­to­re, con un’esperienza di sei o set­te anni, men­tre la secon­da si è immer­sa in que­sto mon­do nel 2010. «Negli ulti­mi anni, la Sar­de­gna ha ospi­ta­to un gran nume­ro di even­ti per cosplayer, tra cui con­cor­si, labo­ra­to­ri di sar­to­ria spe­cia­liz­za­ta e vari pre­mi. — dice Mar­ti­na — Non sono sera­te a tema: il cosplay è libe­ro per natu­ra, ognu­no può sce­glie­re di indos­sa­re i pan­ni del per­so­nag­gio che sen­te più vici­no a sé, sia esso trat­to da un video­gio­co, un man­ga, un film. A vol­te, alcu­ni scel­go­no per­so­nag­gi del­la let­te­ra­tu­ra: in que­sto caso, lo spa­zio all’immaginazione è mol­to più ampio.»
Valen­ti­na, dopo aver fre­quen­ta­to il suc­ci­ta­to Cosplay Par­ty, ha deci­so di dedi­car­si a que­sta espres­sio­ne arti­sti­ca e, il suc­ces­si­vo anno, si è pre­sen­ta­ta in con­cor­so con alcu­ni ami­ci, rap­pre­sen­tan­do una sce­na trat­ta dal video­gio­co Ragna­rok Online.
Con il pas­sa­re del tem­po, si è appas­sio­na­ta sem­pre di più a quest’attività: «All’inizio, ave­vo una cer­ta ritro­sia ad affron­ta­re il lato sar­to­ria­le del cosplay­ing. Dopo aver vin­to una mac­chi­na da cuci­re ad un con­cor­so, ho scel­to di coglie­re l’occasione ed ini­zia­re a rea­liz­za­re da zero i miei costumi.»
I cosplayer, che potrem­mo defi­ni­re sti­li­sti radi­ca­li, han­no diver­se scuo­le di pen­sie­ro riguar­do la loro disci­pli­na. C’è chi insi­ste sull’assoluta impor­tan­za dell’handmade, come Valen­ti­na, ed affron­ta mesi di pre­pa­ra­zio­ne per cura­re tut­ti i det­ta­gli del pro­prio costu­me, men­tre altri, come Mar­ti­na, han­no un approc­cio diver­so: «La cosa più impor­tan­te è il diver­ti­men­to. — dice lei — Oltre a que­sto, lo è anche cura­re l’interpretazione del pro­prio per­so­nag­gio, stu­dian­do la sce­na o l’esibizione in modo che non sia cari­ca­tu­ra­le o sciat­ta, per avvi­ci­nar­si allo spi­ri­to del pro­prio personaggio».
L’ambiente del cosplay è mol­to com­pe­ti­ti­vo, come tut­te le cul­tu­re gio­va­ni­li, ma è anche un’ occa­sio­ne di socia­liz­za­zio­ne ed aggre­ga­zio­ne di gran­de importanza.
«È un’espressione arti­sti­ca. — dice Valen­ti­na — Ognu­no ci met­te del suo. È cru­cia­le indi­vi­dua­re un per­so­nag­gio a cui si asso­mi­glia ed in cui ci si iden­ti­fi­ca. Da quel momen­to, pos­so­no ini­zia­re i preparativi.»